La storia di Sabbioneta
Non solo Mantova ha conosciuto i fasti e la colta sensibilità dei Gonzaga. Nei feudi tra il Po e l'Oglio, i rami cadetti della famiglia animarono corti ricche di opere d'arte e richiamo per artisti e letterati.
Se Bozzolo e Gazzuolo mantennero il loro rango sino al sopravvento degli Austriaci, Sabbioneta raggiunse invece il prestigio del Ducato e divenne la "Piccola Atene" del Rinascimento grazie ad un Gonzaga cresciuto tra i grandi d'Europa.
E l'itinerario tra le testimonianze di quelle corti è la storia stessa dei principi che ne furono i signori.
LA CITTA' IDEALE DI VESPASIANO
Alla metà del '500, un borgo padano di contadini si trasformò in una capitale grazie ad un principe di cultura europea: Vespasiano Gonzaga.
Era nato il 6 dicembre del 1531 a Fondi, da Luigi e Isabella Colonna. Il padre, detto Rodomonte, guerriero straordinario, si distinse nel sacco di Roma del 1527; morì però quando il figlio aveva appena un anno. A educare Vespasiano fu la zia, Giulia Gonzaga, una delle donne più belle del tempo, che persino Solimano tentò di rapire. Giulia era una "rivoluzionaria"; contessa di Fondi, si unì ai movimenti riformisti di Juan de Valdes sino alla morte, nel 1566. Quindi non poteva disegnare per il nipote un futuro da signore di pochi poderi. E a 15 anni lo mandò alla corte di Spagna, Paggio d'Onore dell'Infante, il futuro Filippo II. Quegli anni avrebbero forgiato il carattere e le ambizioni di Vespasiano, deciso a non essere secondo ai Gonzaga di Mantova.
Nel 1540 lo zio Ludovico Gonzaga gli aveva lasciato in eredità il feudo di Sabbioneta, ai margini del Ducato di Mantova, esaltato da Isabella d'Este e dal genio di Giulio Romano. Ma lui, marchese, tornò in Italia solo dieci anni dopo e sposò Diana de Cardona.
Da allora la gloria di Vespasiano, il feudo e la sua capitale crebbero insieme.
Filippo, salito al trono, nominò Vespasiano capitano generale delle fanterie italiane; lui, dopo la morte di Diana nel 1559, sposò Anna d'Aragona, che gli diede due figli, Isabella e Luigi, prima di morire anch'ella nel 1561.
Tra il 1554 e il 1568 Sabbioneta divenne una stella circondata da mura possenti. Terminati i bastioni, Vespasiano tornò in Spagna, dove divenne vicerè di Navarra e di Valenza. Ma il suo trionfo arrivò nel 1577, quando dall'imperatore Rodolfo II d'Asburgo ottenne il titolo di Duca e di Principe del Sacro Romano Impero. Così due furono i duchi Gonzaga: Vespasiano, onorato in Europa, e Guglielmo, che a Mantova accumulava ricchezze, ma misantropo e provinciale per la salute cagionevole e la gobba. Vespasiano diede allora corpo al sogno di trasformare la città-fortezza in una capitale rivale di Mantova. La ricostruì con la Porta Imperiale, il Palazzo Ducale e quello del Giardino sino al Teatro all'Antica, che volle nel 1587 dopo un viaggio a Venezia. Scelse persino i marmi del mausoleo che lo avrebbe accolto dopo la morte.
Nel 1583 sposò Margherita Gonzaga, sorella di Don Ferrante, governatore di Milano; nel 1585 ottenne il Toson d'Oro.
Morì nel 1591, vedendo in gran parte compiuta quella che già allora era chiamata la "Piccola Atene", la città ideale. A succedergli fu Isabella; il figlio Luigi era morto anni prima, forse ucciso - si narra - proprio dal padre, con un poderoso calcio all'inguine.
Sabbioneta passò ai Gonzaga Carafa e restò autonoma fino al 1689, poi finì sotto varie signorie sino al 1708, quando dopo la cacciata dei Gonzaga da Mantova, fu unita a Guastalla, passando nel 1746 sotto il diretto dominio degli Asburgo. E tale rimase, con le parentesi della Repubblica Cisalpina e di Napoleone, sino al 1859, quando divenne un comune del Regno d'Italia. Ma la Piccola Atene è rimasta la città che vive con lo spirito del suo fondatore.

Dopo Vespasiano, Sabbioneta perse il rango di Reggia Ducale per ridursi a fortezza, che il tempo ha rispettato e gli uomini hanno restaurato tra gli anni '80 e il 2000.

Nella possente struttura a stella con sei bastioni furono aperte due porte, ai quali negli anni successivi sono state aggiunte due strade. Porta Vittoria, ad ovest, è la più antica, rivolta verso la Lombardia spagnola. Sulla facciata in mattoni a vista interrotti da quattro lesene in marmo bianco bugnato e con tre aperture, una lapide ricorda che "Vespasiano Marchese di Sabbioneta e suo fondatore volle chiamarla Porta Vittoria in segno di buon augurio" per il suo stemma araldico, inquartato con le Armi Gonzaga e Colonna, che compare sulla lapide. E gli stemmi sulle mura raccontano l'ascesa di Vespasiano. La Porta Imperiale, ad est, risale al 1579 e reca infatti lo stemma di Vespasiano Duca. E' tutta rivestita in marmo bianco a bugnato, quindi più ricca.

LE CHIESE DI SABBIONETA
Quatto sono le chiese all'interno della "stella" di Sabbioneta.
Nella Chiesa della Santissima Incoronata il principe Vespasiano Gonzaga volle essere sepolto. L'aveva fatta costruire tra il 1586 e il 1588 accanto al convento dei Serviti ai quali Vespasiano e la figlia Isabella riservarono un monastero nel Baloardo di di Dan Nicola, dove oggi è ospitata la casa di riposo. Vespasiano stesso progettò con cura il suo Mausoleso, scegliendo i marmi usati da Giovanni Battista della Porta per costruirlo nel 1592,un anno dopo la morte del principe, ma soprattutto facendo scolpire già nel 1579 a Leone Leoni, allievo di Michelangelo, la Statua che domina il monumento funebre e lo ritrae con gli atteggiamenti e lo sguardo del Marco Aurelio del Campidoglio.
Più antica è la Chiesa dell'Assunta, iniziata nel 1578, a navata unica, con le cappelle laterali e la cupola. Nel '700 fu aggiunta la Cappella del Santissimo Sacramento su disegno di Antonio Galli Bibiena, insieme alle decorazioni interne, al sopralzo della torre campanaria e al portale d'ingresso; del 1926 è invece il Battistero.
Tra l'Assunta e il quartiere ebraico sorge la Chiesa di San Rocco, voluta da una potente confraternita e che ha l'attuale aspetto dalla prima metà del '600.
Al convento dei Carmelitani era invece annessa la Chiesa del Carmine, che nella forma e nel luogo attuali fu costruita nel 1693.
Forte era anche la comunità ebraica, che già nel '500 aveva una sala di preghiera. Nel 1824, su progetto di Carlo Visioli, fu costruito un Tempio a pianta rettangolare, con un ampio vestibolo, un matroneo a soppalco e l'Aron, decorato riccamente e separato dal resto della sala da un recinto in ferro sormontato da tazze portaceneri.