Quattro uomini in camper
racconto di Stidy
Sabato 17 settembre
E' quasi mezzogiorno e mezzo quando "la bestia" appare dopo la curva e posteggia di fronte a casa mia: sette metri di camper (più propriamente autocaravan) con sei posti letto su motrice Ford.
Bebo e Beppe sono partiti stamattina da Reggio Emilia e stanno completando il giro di recupero degli altri due partecipanti all'Apple Paris Expo 2005. Solo quattro, perché il quinto - Leo - ha dovuto rinunciare all'ultimo momento perché non sapeva a chi lasciare il cane che poi, animale più, animale meno... poteva venire pure lui.
Carico i bagagli, un po' di pentolame, una parte delle cibarie che ci eravamo prudentemente suddivisi, il fedele PowerBook e una "Cassetta degli attrezzi" con tutti i ferri del mestiere per rendere questa settimana da nomadi il più piacevole possibile: triple spine, trasformatori, casse stereo, coltellini e cacciaviti vari, cavi e cavetti USB, FireWire e due ricetrasmittenti che sarebbero dovute servire per non perderci all'Expo... mai usate!
Un saluto alla famiglia, una foto ricordo e via, verso Torino per raccogliere @ngel, l'ultimo del gruppo e iniziare quindi la nostra prima avventura in camper (nessuno c'era mai stato prima).
Sulla A4, mentre Beppe è alla guida, comincio a sistemare un po' di cose e a "prendere le misure" con gli spazi che, se pur generosi, non mi impediscono di pestare craniate ovunque vi sia qualcosa di sporgente, soprattutto sul bordo del letto a mansarda che si trova sopra la cabina di guida; presto ci farò l'abitudine.
Arriviamo a Torino con il cielo nero e comincia a piovere, avvisiamo @ngel per telefono che stiamo per arrivare al punto di raduno, presso la prima area di servizio sulla tangenziale nord e si scatena l'inferno.
Attendiamo sotto il diluvio per trasbordare i bagagli di @ngel nella speranza che passi in fretta ma niente, l'unica soluzione è spostarsi sotto la tettoia delle pompe di rifornimento e fare l'operazione bagnandosi un po' meno (dopo dieci chilometri di tangenziale non pioveva più...).
Fatti i saluti di rito si parte alla volta del Frejus. Va detto che se io conoscevo tutti, @ngel conosceva solo me e aveva visto una sola volta Beppe, quindi i primi giorni era rimasto particolarmente "pacato", nell'attesa di capire con chi si era imbarcato in quest'avventura e quanto avrebbe potuto "liberare" la sua vera natura: alla fine del viaggio le cose sarebbero radicalmente cambiate... per tutti noi.

L'autostrada corre nella Val di Susa verso Bardonecchia, guido io e trovo il bestione maneggevole e brillante. Beppe diceva con giubilo che riusciva a tenere senza problemi i 120 Km/h e anche più. Al terzo pieno di gasolio ci siamo resi conto che la velocità era direttamente proporzionale al consumo di carburante elevato alla n°, in buona sostanza andava come una Smart e consumava come un B-52! Capiamo che un camper ha l'aerodinamicità di un mattone e da quel momento in poi la decisione di non superare MAI i 100 Km/h.

Arriviamo al traforo del Frejus e @ngel decide di fare una foto all'ingresso del tunnel, io rallento e gli dico di sbrigarsi perché non posso fermarmi in mezzo all'autostrada. Dietro di me sento "Ma vaffan", mi insospettisco e grido "Ma che cazz", @ngel aveva selezionalto "filmato" sulla sua digitale e non era riuscito a fare la foto. Il momento è comunque documentato in tutta la sua drammaticità.

In Francia il cielo è cupo, tira un vento teso che obbliga a continue correzioni di guida e i nostri propositi di arrivare a Orlean in serata naufragano come il Titanic nel mezzo dell'oceano. Decidiamo quindi di superare Lione e fermarci per la notte a Saint Etienne, circa 500 Km dalla prevista destinazione. Il paese è carino, ma di campeggi nemmeno l'ombra. Chiediamo informazioni e un gentilissimo ragazzo francese (ma va') si offre per guidarci fino al campeggio, una vera manna dal cielo! Lo seguiamo appena fuori città, su per una collina, fino all'ingresso del campeggio. Sul cancello un cartello ci avvisa che "il campeggio municipale è definitivamente chiuso".
Fantastico, siamo al primo giorno di sette e nulla va come previsto, meno male che Beppe trova su Route 66 (provvidenzialmente collegato al ricevitore GPS di Bebo) un Hippò, la mitica catena di ristoranti dove si mangia la carne più buona di Francia, proprio qui, a Sainte Etienne. Andiamo subito alla ricerca del ristorante che si trova in centro e di un posteggio per la nostra "Nimitz".
L'hippò non c'è più - ci dicono - mentre è pieno di ristoranti italiani dai nomi più pittoreschi e la nostra scelta (per forza maggiore) cade su un'improbabile "Don Camillo".
La notte la passiamo in un posteggio ai margini del centro dove per tutta la notte un indiscreto via vai di auto ci fa sorgere qualche strano pensiero: tutto il mondo è paese.
Siamo stanchi, fa freddo e noi crolliamo nei nostri pensieri cullati dal vento che non accenna a diminuire (tra due giorni scopriremo i piedini che bloccano le sospensioni del camper e lo rendono stabile, soprattutto inattaccabile al vento).
Mentre fuori il carosello di auto continua dentro, un'equipe di "taglialegna", ha cominciato il suo duro ma onesto lavoro.

Domenica 18 settembre
Il risveglio, verso le otto, è un incubo. Il freddo della notte non ci ha dato tregua e siamo tutti semi congelati. Adesso la prima cosa da fare è accendere il motore e mettere il riscaldamento "a palla", poi cercare un locale dove prendere un caffè bollente e fare colazione a base di croissant, uno dei motivi per cui vale un viaggio in Francia. Troviamo il bar, il caffè come al solito è una schifezza e noi siamo i soliti tonti. Abbiamo la moka, il caffè e il fornello nel camper, perché mai dobbiamo farci del male spendendo un'enormità per un po' di acqua sporca? Da domani colazione a bordo!

Guadagnamo l'autostrada in direzione Parigi, mancano poco più di 500 Km a Chartres, prima tappa turistica, per ammirare la favolosa quanto enigmatica cattedrale che, insieme a quella di Reims e alla Sainte Chapelle di Parigi, è la più alta rappresentazione del Gotico in Europa.
I chilometri si susseguono attraverso la Francia centrale, sotto un celo reso terso dal vento che ancora oggi ci accompagna. Verso mezzogiorno i nostri stomaci cominciano a reclamare e decidiamo di fermarci in una delle tante, belle e attrezzate aree di sosta lungo l'autostrada, per inaugurare con un'abbondante spaghettata la cucina del camper. Il sugo è fornito dall'azienda a conduzione familiare "Beppe & C." e i cinque etti di pasta (reputati per taluni troppi), spariscono in un batter d'occhio. Il primo a finire a tempo di record è lo stesso Beppe, un vero aspirapolvere che riesce ogni volta a stupirsi di se stesso e a rammaricarsi (da oggi sarà soprannominato Hoover).
Dopo la pasta facciamo onore a qualche fetta di salame Felino, prudentemente inserito dal sottoscritto nella lista della spesa e ripartiamo alla volta di Chartres dove arriviamo dopo un'ottantina di chilometri di statale verso le tre del pomeriggio.
Subito andiamo alla ricerca del campeggio che troviamo, senza troppe difficoltà, raccolto in un piacevole paesaggio bucolico a circa tre chilometri dal centro: pulito, docce calde ma soprattutto... 220 volts che finalmente ci permetteranno di attaccare tutti i portatili, i cellulari e i caricabatterie delle fotocamere e finalmente aprire la prima sessione di Call Of Duty.
Prima di sera però è d'obbligo una visita al paese e alla splendida cattedrale, famosa in tutto il mondo e patrimonio dell'UNESCO. Riprendiamo quindi il nostro monumentale camper (questo è forse l'unico neo del viaggiare con questo mezzo, se devi spostarti lo fai con tutta la casa) e ci portiamo al posteggio più vicino alla parte vecchia del paese da dove, percorrendo strette e antiche stradine, saliamo a piedi verso la cattedrale. (per commento e immagini vedere la scheda di Chartres).
Ormai è quasi buio e ci spostiamo con armi e bagagli nella zona della stazione ferroviaria per trovare un ristorantino economico dove consumare la cena mentre la cattedrale, tinta di rosso dal sole del tramonto, sovrasta le case ormai in ombra del paese in tutta la sua grandiosa bellezza.

Ci siamo, Beppe ha acceso il router ethernet e stiamo collegando i 4 portatili, incontriamo qualche difficoltà nei collegamenti e dopo una mezz'ora buona di insulti e imprecazioni, stupiti che i Mac siano così difficili da connettere (mica sono dei PC), Beppe ammette candidamente di aver dimenticato di configurare il router... in pochi secondi siamo tutti in rete e pronti a combattere.
E' l'una di notte quando ancora echeggiano gli spari nelle cuffie e ad ogni angolo i fucili dei cecchini individuano e tengono d'occhio la preda in attesa dell'occasione buona per colpire. Beppe non è un cecchino, è uno da assalto, incredibilmente bravo a seguire in silenzio il bersaglio, portarsi alle sue spalle, a pochi metri di distanza e quindi scaricargli addosso il caricatore dell'arma automatica prima che la vittima possa accorgersene... maledetto bastardo, si muove come un'anguilla. Bebo e @ngel stanno facendo pratica, ma prima della fine della vacanza saranno anche loro tiratori scelti.
Fuori, le luci del campeggio si affievoliscono... sarà l'assorbimento elettrico delle nostre postazioni? Verso le due il buio torna a regnare tra le pareti della nostra piccola casa mobile, i valorosi soldati si godono il meritato riposo e i taglialenga tornano inesorabili a rompere il silenzio della notte.

Lunedì 19 settembre
Il mattino ha il caffè in tazza! Fatto con la moka ha tutto un altro sapore e l'aroma che si spande nell'aria invoglia ad alzarsi dal letto e riprendere il viaggio: oggi si arriva a Parigi.
Ormai abbiamo preso la mano con il camper... e anche il piede, i consumi si sono abbassati e tutto sommato metterci una mezzora in più non è affatto un problema.
Una delle tappe previste era lo stabilimento Apple presso Limours, alle porte della capitale. Lo avevo visto dall'autostrada nel 2000, mentre con la famiglia andavo dalla costa sud, presso La Rochelle, a EuroDisney. Non ero però riuscito a fermarmi in tempo per una foto quindi, dal momento che avremmo ripercorso la stessa autostrada, era una buona occasione per fermarci a fare una foto ricordo.
Beppe è alla guida, Bebo al GPS, gli altri due scornacchiati dietro a far casino. Arriviamo in un punto in cui nella nostra direzione ci sono 4 strade diverse perfettamente parallele e, in un guizzo di follia, Bebo ci fa uscire su una laterale che non c'entra una mazza con l'autostrada. Vaghiamo per i sobborghi parigini per una buona mezz'ora, continuando a prendere strade nuove senza possibilità di invertire la marcia, fino a che non ne troviamo una che si ricollegherà poi alla tangenziale di Parigi. Lo stabilimento Apple, bianco, con un'enorme mela rossa dipinta su un lato, rimane un lontano miraggio.

La capitale francese è un gran casino, da girare in macchina, ma per nostra fortuna sappiamo già dove si trova il campeggio e col GPS collegato al PowerBook arrivarci è abbastanza facile (nonostante Bebo). E' l'unico campeggio della città e si trova all'interno del Bois de Boulogne, il grande parco che costeggia la Senna e rimane a ovest della capitale, tra la Defence e Porte Maillot, dove guarda caso c'è il palazzo dei congressi che avrebbe dovuto ospitare il keynote di Stefano Lavori (in arte Steve Jobs)... maledetto! Attracchiamo la portaerei, mangiamo un'altra cofanata di pasta condita stavolta al pesto e prendiamo la navetta che ci porta a Port Maillot; la nostra meta è la chiesa/tempio di Saint Sulpice.
Per quante volte sia stato a Parigi mai avevo sentito nominare questa chiesa, molto particolare per la struttura e per i simboli in essa contenuti; in nessuna guida che riporta i luoghi più famosi della capitale francese è citata come luogo da visitare... almeno in passato, almeno fino al tanto letto quanto discusso libro di Dan Brown: il "Codice da Vinci". Nel romanzo Saint Sulpice è una delle tappe obbligate del protagonista per risolvere il mistero legato alla morte di Saunier, del curatore del Louvre. In questa chiesa è presente uno "gnomone" e una linea d'ottone che parte da esso e percorre il pavimento della chiesa, marcando quello che viene ritenuto l'originario meridiano "0" prima che fosse spostato a Greenwich. Si narra anche che sotto la chiesa esista un tempio pagano appartenuto ad antichi ordini massonici e le pareti della chiesa riportano, tra l'altro, simboli non appartenenti al mondo cristiano. Che sia vero o meno l'afflusso di turisti generato dal Codice da Vinci è sensibilmente salito negli ultimi anni e anche noi non abbiamo saputo resistere al richiamo del mistero.

Terminata la visita ci spostiamo verso la Senna e l'Ile de la Cité dove troneggia, baciata dall'ultima luce del tramonto Notre Dame. Che se ne dica Parigi è sempre Parigi ed ogni volta che ci torno è sempre un'esperienza nuova e piacevole. Il traffico della sera è sostenuto ma mai caotico, non un suono di clacson turba l'aria, il sole lentamente scende dietro la torre Eiffel mentre la Senna trasporta dolcemente i "bettelli mosca" carichi di turisti.

Per noi invece è tempo di prendere la metropolitana per scendere agli Champs Elisee e guadagnare l'Hippo, il ristorante che da quando siamo partiti dall'Italia, attendiamo con ansia per soddisfare la nostra voglia di carne alla griglia... una vera gioia per il palato anche se nulla a che vedere con le "bisteccone" di Doc". Dopo cena un'ultima "vasca" sugli Champs e poi in campeggio: domani siamo ancora a Parigi, il camper non si tocca e possiamo fare tardi stasera. La battaglia sta per cominciare!

Gli alimentatori sono collegati, tutti i portatili sono in rete, stanotte Parigi sentirà ancora venti di guerra. Gichiamo fino oltre le 2 di mattina, immersi nella simulazione dei borghi disastrati, tra macerie e polvere alla ricerca dei nemici nascosti nell'ombra, da stanare perlustrando ogni casa, ogni sotterraneo e quel demonio di Beppe... è sempre alle mie spalle... maledizione!
Nel campeggio l'unico camper con le luci accese è il nostro, tutti dormono sonni tranquilli, la guerra è solo negli hard disk dei nostri Mac, ma tra poco anche vinti e vincitori poseranno il fucile e prenderanno sonno.
Nel silenzio un suono familiare lentamente prende vigore e domani il Bois de Boulogne avrà per i parigini un aspetto nuovo... un po' più sfrondo.

Martedì 20 settembre
Ed arriviamo al fatidico giorno! Oggi si va all'Expo, l'appuntamento annuale che per la terza volta spinge, noi devoti, ad intraprendere il lungo pellegrinaggio verso il "tempio", ascoltare estasiati il grande sacerdote e recitare tutti insieme il mantra della mela.
Manco per le palle! Stavolta il grande sacerdote ha detto no e ha disdetto il keynote che tutti aspettavamo con ansia per limitarsi ad una più raccolta conferenza stampa con pochi intimi. In effetti non ci sarebbe stato molto da dire... di nuovo. I processori non si sono evoluti, dal prossimo anno comincerà la migrazione su Intel, il nano (inteso come iPod e non il presidente del consiglio) è già su Apple.com e derivati quindi... niente keynote!
Ma resta sempre l'Expo, la fiera delle tecnologie, sempre più iPodiana che Maciana, con tanti ammenicoli spesso di dubbia utilità che comunque fanno business... e che business, considerando che Apple ricava da iPod una bella fetta del suo fatturato.

Noi, ancora in credito di sonno dalla battaglia della notte prima, consumiamo una frugale colazione prima di partire con la navetta del campeggio alla volta dell'Expo. Nel mio caso specifico la frugale colazione consiste in mezzo litro di latte caldo nel quale inzuppare tre pacchetti di biscotti al plasmon, il tutto sotto lo sguardo sdegnato di Beppe, Bebo e @ngel... ancora oggi mi domando perché.

L'Expo si tiene, secondo consuetudine, a Porte de Versailles, una lunga "gita" in metropolitana per ammirare - si spera - qualche novità.
Servizio d'ordine made in "Iu Es Ei", tantissimi appassionati, il mega spazio centrale dedicato a Apple con tutti i satelliti circostanti, l'open space dedicato alle presentazioni e, tutt'intorno, le software e hardware house terze con i loro prodotti e i "negozi virtuali" che nel loro spazio fieristico vendono... vendono e ancora vendono qualunque cosa. In tutta la fiera si aggirano ragazzi e ragazze con maglietta nera e logo Apple in bianco, piccolo e discreto, affiancato dalla scritta "Staff". Giuro che troverò il modo di rubare una di quelle magliette!

Sono le 3 del pomeriggio e quello che c'era da vedere lo abbiamo visto, io stranamente non ho comprato nulla, Beppe ha comprato un banco di memoria per il PowerBook e @ngel ha comprato una scheda Airport Extreme per l'iBook... che apparentemente all'inizio sembrava non riuscire a comunicare con gli altri portatili... naturalmente perché era una scheda francese, ha fetentemente sentenziato Beppe... e il viso di @ngel si è per un momento incupito.

Torniamo verso il centro e facciamo una visitina ai magazzini Lafajette, che prende il nome da uno dei 2 cani nel film "Gli Aristogatti" (l'altro si chiama Napoleon), nella speranza di trovare qualche regaluccio da portare alle famiglie. Se da noi l'idea di grande magazzino è associata a prezzi contenuti, questo non vale a Parigi, dove ogni cosa costa infinitamente di più e i grandi magazzini assomigliano tanto a delle boutique!

E' tempo di tornare verso il campeggio, arriviamo a Porte Maillot e ci accorgiamo di aver preso l'uscita sbagliata della metropolitana: siamo in mezzo alla piazza, circondati da un rondò a 5 corsie!
Dopo svariati tentativi di trovare un "guado" finalmente ecco il momento giusto e scattiamo per raggiungere l'altra sponda. I Parigini al volante fanno davvero paura, ma la nostra buona stella ci è al fianco e arriviamo incolumi all'appuntamento con la navetta, saliamo, gettiamo di sfuggita un'ultima sconsolata occhiata al Palazzo dei Congressi, isolato nella grande piazza con la mente già protesa all'appuntamento del 2006.

In campeggio ci abbandoniamo al rituale della "tazza" con un lento pellegrinaggio al luogo dove "svuotarsi" di tutti i nostri peccati, mentre sul fuoco l'acqua comincia a bollire e gli spagetti stasera saranno conditi con un nuovo sugo: Pomodoro alla Beppe!

Dopo cena la battaglia riprende particolarmente cruenta e i quattro mercenari dell'apocalisse vagano per lande desolate alla ricerca del nemico da abbattere... senza un briciolo di pietà. Beppe mi sta sempre alle costole ma sto cominciando a capire la sua tattica e presto pagherà... oh se pagherà!

Quando a notte fonda l'ultima luce del camper si spegne, il lento pulsare bianco dei portatili aggiunge un tocco magico all'oscurità.
In questa magica notte i folletti del Bois de Boulogne, arrabbiatissimi per il disastro della scorsa notte, cercano con tutti i mezzi di ostacolare il lavoro dei taglialegna... invano!

Mercoledì 21 settembre
Una riflessione:
La giornata di ieri ha segnato virtualmente il giro di boa della nostra "spedizione" in terra francese, l'Expò, obiettivo primario ormai da tre anni è stato raggiunto e superato e occorre ora intraprendere la triste via del ritorno. Tornando per un attimo indietro nel tempo mi sembra corretto spiegare come siamo arrivati alla decisione di stare in giro una settimana intera con una bestia di camper quando alla fin fine i giorni interessanti sono poi uno... al massimo due.
Bene, il primo anno abbiamo fatto proprio così: volo Ryan Air per la modica cifra di 99 centesimi di euro andata e ritorno (avete letto bene), due notti in alberghetto due stelle lusso in piena zona Pigalle (se nessuno sa cosa sia faccia un giro in rete) e basta. Io Leo e Beppe! Poi abbiamo cominciato a considerare la possibilità di visitare qualcosa della Francia, senza spostarci troppo dalla capitale e quindi, il secondo anno, abbiamo volato a Parigi con Ryan Air, preso una macchina a noleggio e ci siamo girati la Normandia e i luoghi famosi per l'omonimo sbarco. Siamo saliti a 5 giorni, abbiamo dormito negli alberghi della catena Etape e a Parigi in un ben più "regale" Best Western. Eravamo sempre io, Leo e Beppe. Questa storia ormai aveva preso una brutta piega, diventando una sorta di rito da ripetere tutti gli anni e sembra che l'Apple Expò stia ormai ricoprendo un ruolo marginale, complice silente di una "fuga" dalla realtà quotidiana che vede protagonisti i "soliti ignoti" ai quali, magicamente, se ne aggiungono altri. Quest'anno infatti, a parte Leo che non è potuto venire, alla famiglia si sono aggiunti Bebo e @ngel. Il periodo è diventato una settimana e il mezzo di trasporto il camper. Naturalmente la decisione di prendere una settimana di ferie non è stato casuale e ci ha permesso di pianificare un itinerario alla scoperta di alcuni interessanti angoli della Francia: Chartres e la magnifica cattedrale gotica con i suoi misteri, Reims con la sua splendida cattedrale, alcune postazioni della Linea Maginot e Strasburgo col suo centro storico e la cattedrale in arenaria rossa.

Ed eccoci ad oggi, è mattina presto quando la moka borbotta, spandendo nell'aria il piacevole profumo che tutti conosciamo. Il campeggio lentamente si risveglia, l'aria è frizzante e noi cerchiamo di riaccendere i neuroni dopo una notte di ricarica. Oggi si parte verso il punto più orientale della Francia, un triangolo al confine con la Germania, protetto a nord dalle Ardenne, teatro di cruente battaglie tanto nelle prima quanto nella seconda guerra mondiale. In questa zona come lungo tutto il confine franco-tedesco, giù fino a Mentone si snoda la Linea Maginot, la possente fortificazione che, a detta dei Francesi, avrebbe dovuto proteggerli da qualsiasi attacco nemico... e la storia gli ha dato torto! La regione è la Lorena, storicamente legata ai racconti del Graal, alla stirpe dei Merovingi e la casata di Lorena, una regione avvolta dal mistero dove mito e realtà si fondono nei racconti di altri tempi.
Prima però ci fermeremo a Reims per ammirare la cattedrale gotica, uno dei tre maggiori esempi in Europa.
Usciamo dal campeggio di Parigi lasciando un Bois de Boulogne devastato più che mai e percorriamo i lunghi viali per congiungerci con la tangenziale che ci porterà a ovest, a prendere l'autostrada A4 che ci porterà nella capitale della regione della Champagne.
Al nostro passaggio, negli specchietti retrovisori, vediamo alcuni piccoli esserini, barbuti e col cappello a punta che fanno le capriole felici intonando canti di giubilo mentre ci allontaniamo. Alcuni ci corrono appresso e si prodigano per farci trovare rapidamente la strada per uscire dal parco, altri si rivolgono a noi con gesti... inequivocabili!

Io sono alla guida, Bebo al GPS, gli altri due dietro a far casino, la giornata è bella e abbiamo tutti gli occhiali da sole!
L'uscita dalla capitale non è un problema ed è ancora presto quando imbocchiamo la A4 alla volta di Reims. Sono solo 133 chilometri che percorriamo in un batter d'occhio nonostante i soliti caselli per il pedaggio. Troviamo subito da parcheggiare il nostro voluminoso mezzo proprio dietro la cattedrale, scendiamo armati di macchine fotografiche e ci predisponiamo alla visita, dimenticando completamente di pagare il biglietto del posteggio al distributore automatico proprio di fianco al camper; per fortuna nessuna multa a nostro carico.
Fa caldo, il sole splende alto e terminato il nostro giro turistico riprendiamo la marcia verso est. Mentre giriamo per le vie di Reims alla ricerca dell'autostrada A4, qualcosa di nuovo succede nella nostra piccola-grande casa mobile. Bebo ha acceso il Mac e lanciato un piccolo quanto subdolo programmino che va alla ricerca in tempo reale di reti wireless. Il nuovo sport della comitiva da oggi in poi sarà la caccia all'Access Point!
In verità le avvisaglie del dramma si erano già avute all'Expò dove il divertimento era cercare gli utenti connessi nelle reti wireless che ovviamente in fiera abbondavano.
La cosa non sarebbe poi drammatica se non per il fatto che mentre guidi un bestione di sette metri e qualcuno ti urla "FERMA..... qui c'è un access point libero!!!" non è che puoi mettere le quattro frecce in mezzo a una rotonda e bloccare il traffico. Finalmente troviamo un posto dove posteggiare, Bebo schizza fuori dal camper col PowerBook in mano seguito a ruota da @ngel con relativo iBook e come rabdomanti si lanciano per le vie di Reims alla ricerca del punto in cui Airport riceve il miglior segnale. Come cambiano i tempi, una volta si girava con una bacchetta in mano alla ricerca dell'acqua, oggi con un computer per trovare un accesso alla rete.
Dopo aver scaricato la posta, letto un po' di notizie, finalmente ripartiamo.

E' pomeriggio inoltrato quando arriviamo a Saint Avold, un insignificante paesino a fianco del quale troneggia un imponente stabilimento chimico che libera nell'aria, dai suoi lucenti camini, un profumo... non proprio agreste. Il campeggio si trova appena fuori del paese, su una collinetta circondata dagli alberi, ma prima di fermare definitivamente le macchine facciamo un salto al supermercato per rifornire la dispensa. Formaggio, uova, degli sgombri (o sardine, non ricordo) sott'olio e, visto che le scorte stavano finendo, io e @angel carichiamo una cassetta di lattine di birra da 50 cl. sotto gli occhi sgranati di Beppe e Bebo convinti che erano troppe e mai le avremmo potute finire prima della fine del viaggio. Io e @ngel ci siamo guardati, abbiamo guardato i due esterrefatti compagni di viaggio e @ngel, mostrando orgoglioso la maglietta, ha detto con cadenza tipicamente piemontese: "Ma qui cosa c'è scritto? Panificio Torino?". Sulla maglietta campeggiava in giallo su fondo verde il logo del "Birrificio Torino"... un messaggio inequivocabile!

Tornati in campeggio prepariamo la nostra cena ed espletate le rituali funzioni organiche ci rituffiamo nella quotidiana battaglia a colpi di mitra e fucile di precisione.
Per fortuna è solo un gioco ma fuori, nella notte, la campagna ricorda silenziosa i soldati caduti in difesa di una libertà di cui noi tutti oggi godiamo, proprio qui vicino, a poche decine di metri dal nostro camper, ma questo lo scopriremo domani.

Verso l'una il silenzio torna a regnare sovrano... per poco... molto poco!

Giovedì 22 settembre
La luce del sole filtra dai vetri bagnati dalla rugiada, formando mille riflessi dorati e facendo presagire un'altra bella giornata.
Il caffè è pronto e lentamente riprendiamo il controllo del corpo. Dopo le rituali abluzioni mattutine e qualche seduta prolungata nei bagni, riprendiamo il nostro giro, per raggiungere gli accessi alla Linea Maginot.
Mentre stiamo lasciando il campeggio sentiamo che qualcosa non quadra. Ci guardiamo intorno più volte senza capire ma la risposta è lì, proprio di fronte a noi. Che fine hanno fatto gli alberi accanto ai quali abbiamo posteggiato il camper ieri sera? Ci guardiamo per un momento tutti e quattro, ma poi ingraniamo la prima e in silenzio scivoliamo oltre la reception e i cancelli, lasciandoci alle spalle un altro capitolo nero di questa vacanza.
Appena fuori del campeggio si trova un memoriale USA, uno dei grandi cimiteri di guerra come tanti ne abbiamo visti in Normandia, tuttavia, dato che siamo già in "zona operazioni" perché non approfittarne per una breve visita.
Lasciamo il camper nel posteggio e giriamo dietro la grande costruzione del memoriale che racchiude la descrizione del posto, le mappe degli spostamenti delle truppe e le grandi battaglie sostenute. Quello che si para davanti ai nostri occhi è una sterminata distesa di croci bianche che avvolgono interi colli e si perdono lontano per centinaia di metri. Senza saperlo eravamo incappati nel più grande cimitero militare USA in Europa.

Abbiamo ripreso l'autostrada A4 per un breve tratto per poi proseguire su statali e provinciali fino a raggiungere quasi la punta estrema a nord-est della Francia, dove visiteremo il "Gros Ouvrage" della Linea Maginot di Four à Chaux, uno dei più vasti e meglio tenuti. Lungo la strada un cartello però colpisce la nostra attenzione e indica un altro ingresso cui si arriva con una deviazione di poche decine di metri. Decidiamo di comune accordo di approfittare dell'occasione per visitare anche questa struttura, anche se col senno di poi non ne valeva proprio la pena.
Simserhof infatti propone un tour guidato con trenini elettici all'interno di una parte del complesso difensivo, allestito a museo, con filmati e ricostruzioni in lingua francese che, per quanto interessante, abbastanza noioso soprattutto per chi non conosce la lingua. L'altra parte del complesso, visitabile a piedi, non sapevamo che esistesse, o meglio non si capiva, altrimenti avremmo optato per quel tipo di visita. Pazienza, rimedieremo presto a Four à Chaux. Mentre torniamo al camper, percorrendo il sentiero che corre in un bel boschetto, uno scoiattolo ci attraversa la strada e schizza su un albero e stavolta, invece di imbracciare i fucili da cecchino ci siamo limitati alle più pacifiche digitali.
Arriviamo all'ingresso di Four à Chaux giusto per pranzo, alla biglietteria ci avvisano che le visite cominceranno verso le 14:30 e noi abbiamo tutto il tempo per cucinare un'altra vagonata di pasta, ma siamo indecisi sul sugo... Pomodoro alla Beppe o pesto?

La visita all'interno della Linea Maginot è eccezionale e si snoda lungo una piccola, ma ricca di contenuti, area del grande complesso che è collegato da oltre 5 km di gallerie. Il tutto ha dell'incredibile, soprattutto perché non è servita a nulla!
Quando usciamo nuovamente all'esterno il sole caldo ci accoglie dopo la bassa temperatura trovata nelle fredde gallerie del bunker, intorno ai 10/15 gradi.

Adesso dobbiamo raggiungere Strasburgo, ahimè ultima tappa del nostro divertente giro, dove arriveremo in serata. Sono solo una sessantina di chilometri, la A35 corre parallela al confine tedesco e il traffico è scarso, il sole comincia a scendere basso alla nostra destra e già si profila all'orizzonte la via di casa.
Il campeggio si trova appena fuori dal centro cittadino, è bello, spazioso e immerso nel verde (prevedo guai, stanotte), non da sottovalutare poi la vicinanza con i bagni e il lavatoio per le stoviglie.
Non è tardi quindi possiamo rilassarci tranquillamente curiosando in giro, guardando gli altri campeggiatori e il loro camper perché, come in tutte le cose è inevitabile che, specialmente i maschietti, facciano strani confronti dimensionali sull'onda dell'io ce l'ho più lungo... io ce l'ho più grosso... Stranamente il fenomeno è opposto quando si tratta di cellulari, dove vince chi ce l'ha più piccolo. Il camper non sfugge a questa bizzarra legge naturale!

Dopo una bella docccia calda affondiamo le forchette nei piattoni di pasta mentre la birra scorre a fiumi (siamo quasi a metà della cassetta comprata a Saint Avold, segno che avevamo ragione io e @ngel... le lattine non arriveranno in fondo al viaggio).
Ci siamo, l'oscurità è calata sul campeggio, i portatili sono accesi e tutti in rete. Sullo schermo le sagome scure delle case di Stalingrado gettano ombre sinistre dentro le quali si può nascondere un abile cecchino. Le macerie forniscono una buona protezione e una postazione sicura per controllare la zona, ma con Beppe nei paraggi nessun posto è sicuro! Ce le diamo di santa ragione fino a notte inoltrata quando finalmente spegnamo i computer, lasciandoli nel loro bianco limbo pulsante, per abbandonarci nelle capaci braccia di Morfeo fino a domani.

Prima di prender sonno la mente corre veloce alla nostra breve vacanza, al viaggio di ritorno e... a ciò che succede fuori dal nostro camper! Nel buio del campeggio alcune ombre si muovono furtive, ci circondano, armeggiano frenetiche e si danno un gran da fare... ma invano! Bastano pochi minuti e con una cadenza ritmica da grande orchestra i quattro boscaioli tornano inesorabili a colpire!

Venerdì 23 settembre
La sveglia suona alle 8, più o meno come tutte le mattine, a segnare l'inizio dell'ultimo giorno della nostra divertente vacanza. Oggi abbiamo la visita di Strasburgo e poi cominceremo a percorrere la strada che ci riporterà a casa.
Usciamo dal campeggio incuranti del disastro ecologico provocato stanotte (ormai ci siamo abituati) e ci dirigiamo subito verso il centro vecchio, un dedalo di pittoresche viuzze piene di vita alternate a stretti canali sui quali i "battelli mosca" propongono ai turisti una nuova visione della città; i ponti girevoli si piegano silenziosi al loro passaggio.
Riusciamo miracolosamente a posteggiare il nostro bestione in una piccola porzione di posteggio, occupando tutto il marciapiede vicino a un semaforo, proprio nei pressi del centro e ci dirigiamo subito verso la splendida cattedrale in arenaria rossa, un incredibile lavoro di "intarsio" che si innalza verso il cielo. Lungo la strada facciamo rifornimento di croissant in una delle tante boulangerie che, a quest'ora di mattina, riempiono le vie di profuni invitanti.
Strasburgo è molto bella e particolare, ci attardiamo quindi per scoprire le piccole piazzette circondate da antiche case basse sulle quali si affacciano i colorati bar e brasserie. Ancora qualche foto al monumento dedicato a Gutemberg e torniamo al camper; è più o meno mezzogiorno e dobbiamo proprio riprendere il viaggio.

Decidiamo di passare il confine, che si trova a una decina di chilometri, ed entrare in Germania per percorrere l'autostrada tedesca che corre parallela come un binario alla sua antagonista francese... ma è gratuita... eccheccavolo!
Decidiamo anche, dopo tanti dubbi, di passare prima da Torino e poi da Milano, risparmiare quindi qualche chilometro anche se occorre percorrere la strada di montagna del Gran San Bernardo, predisponendo una sosta tecnica per la notte proprio prima di cominciare la salita.
Verso l'ora di pranzo ci fermiamo in un'area di sosta e scopriamo che in Francia sono molto più belle, più pulite e meglio attrezzate. Bebo fa miracoli con ciò che è rimasto nel frigo e ci propone una carbonarona da paura, roba da leccarsi i baffi. Si tratta del nostro ultimo pranzo e qundi ci dobbiamo trattare bene, con dolcetto finale.

Riprendiamo il viaggio che ci farà varcare la frontiera con la Svizzera all'altezza di Basilea, compriamo il maledetto bollino delle autostrade e riusciamo quasi a perderci nelle infinite indicazioni che, in questo punto della nazione del formaggio coi buchi e le mucche lilla, coordinano decine di strade e autostrade. Noi dobbiamo proseguire per Briga, verso sud-ovest, e scendere verso il magnifico lago di Ginevra.
Poco prima di giungere a Vevey, dove la nostra A12 si innesta sulla A9, una coda chilometrica ci blocca per quasi un'ora. Nonostante il sole sia ancora lungi dal tramontare, le alte montagne lo fanno morire anzitempo e in breve l'oscurità e il freddo ci avvolgono.
L'autostrada che corre nella valle è molto bella e in 35 chilometri ci porta a Saint-Maurice, ai piedi della strada che domattina percorreremo per varcare le Alpi e scendere in Val d'Aosta.

Troviamo quasi subito il campeggio locale, ordinato, pulito, in rigoroso stile svizzero, con tanti begli alberi rigogliosi!!! La maggior parte degli "inquilini" è svizzera e, cosa davvero curiosa, su ogni tenda, camper o caravan svetta l'inconfondibile bandiera bianco crociata in campo rosso. Addirittura alcuni abituè hanno, fuori della loro mini casa, un pennone alto 4/5 metri sul quale compiere tutte le mattine il rito dell'alza bandiera...mah!
Disponiamo il camper nella piazzola assegnataci (guai a trasgredire le regole svizzere) e cerchiamo la strategica colonnina per la corrente elettica, anche se stasera la solita battaglia non si svolgerà. Un solerte quanto ubriaco vicino si prodiga, in una lingua indecifrabile, per farci sistemare in fretta tutto quanto; non bisogna fare rumore, bisogna essere ordinati e comportarsi bene... mah!
In fretta prepariamo l'ultima cena, facciamo l'ultima doccia, laviamo per l'ultima volta i piatti e passiamo l'ultima sera a fare i conti, scambiarci le foto del viaggio, preparare i bagagli e pianificare il rientro. Domattina la sveglia suonerà molto presto e quindi, verso mezzanotte siamo già in branda, stanchi della lunga trasferta autostradale.

Non si può dire lo stesso dei quattro indefessi lavoratori che a quest'ora, come è ormai accaduto tutte le notti dall'inizio del viaggio, cominciano la loro opera di disboscamento. A nulla vale la proverbiale organizzazione svizzera e le contromisure messe in atto dai piccoli esserini che popolano queste valli. In questa lunga notte tragica non saranno risparmiati neanche i pennoni delle pittoresche bandierine svizzere.

Sabato 24 settembre
La sveglia delle 6.45 è un pugno allo stomaco che neanche il profumo del caffè sul fuoco riesce a lenire. Una veloce lavata e siamo già in marcia, lasciandoci alle spalle la desolazione di un campeggio senza più alberi e tante bandierine svizzere che giacciono immobili a terra, in tempo per non dover assistere al risveglio degli altri campeggiatori e alla loro comprensibile disperazione (chi se ne frega degli alberi... ma le bandierine!)
La salita verso il traforo del Gran San Bernardo corre su una bellissima statale che attraversa la foresta "des Crètes" e "de Martenna", in una valle che si spinge verso sud.
Oltre il traforo la discesa verso Aosta è veloce e attraversa paesaggi bellissimi, poi l'autostrada A5 ci fa scendere fino a Ivrea, per piegare quindi verso Torino.
Prendiamo accordi telefonici con il fratello di @ngel e ci fermiamo appena fuori della tangenziale.

Tutte le cose hanno un inizio e hanno anche una fine ed è giunto il momento dei primi saluti. Sembrava ieri, quando abbiamo raccolto @ngel sotto un diluvio torrenziale, e siamo di nuovo qui. Il viaggio è andato bene, ci siamo divertiti, abbiamo ampliato la famiglia ma la realtà quotidiana sta bussando alla porta e dobbiamo tornare tutti ai nostri doveri di uomini responsabili, lasciando i "ragazzi" ad attendere la prossima avventura... perché ci sarà... una prossima avventura!
Salutato @ngel, il "carrozzone" parte alla volta di Milano, per lasciare me a casa e proseguire poi per Reggio Emilia, dove Beppe e Bebo riconsegneranno la casa viaggiante che ci ha pazientemente ospitato per una settimana.

Quattro uomini in camper finisce qui, ma già la mente corre al 2006 e stiamo preparando il nuovo itinerario... magari aggiungendo qualche giorno... magari con qualche nuovo ingresso in famiglia... chissà!